Più riciclo e meno divieti per salvaguardare l’ambiente e i posti di lavoro
Più riciclo e meno divieti per salvaguardare l’ambiente e i posti di lavoro

Una grande risonanza nel mondo politico e dei media ha avuto il convegno sul tema “Direttiva UE sulla plastica. Facciamo chiarezza” che si è tenuto mercoledì 17 aprile a Roma presso la Sala Zuccari del Senato organizzato dal movimento ecologista europeo Fare Ambiente in collaborazione con CONFIDA (Associazione Italiana Distribuzione Automatica), Unionplast (Federazione Gomma Plastica), Corepla (Consorzio Nazionale per la raccolta e il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica) e che ha visto la partecipazione anche di Assobibe, Mineracqua,  Assobioplastiche e Confcommercio – Imprese per l’Italia. Le 7 associazioni si sono confrontate con una nutrita schiera di rappresentanti politici di vari raggruppamenti sul tema della Direttiva Europea sulla Plastica e sul suo recepimento in Italia. Erano presenti: il Sottosegretario al Ministero dell’Ambiente Vannia Gava, i Senatori Paolo Arrigoni, Cinzia Bonfrisco, Maria Alessandra Gallone, Patti l’Abbate insieme agli onorevoli Elena Lucchini, Mattia Mor, Diego Sozzani, Elisabetta Gardini.

“La nuova normativa – ha spiegato Vincenzo Pepe, Presidente di Fare Ambiente – non inciderà, se non in minima parte, sul problema ambientale. Infatti il 90% della plastica presente negli oceani proviene da dieci fiumi extra-europei, come dimostrano i dati del Programma Ambiente delle Nazioni Unite (Unep) mentre i rischi produttivi e occupazionali per le imprese italiane sono alti”.

I produttori di articoli monouso in plastica, infatti, sono praticamente tutti italiani: 25 aziende che occupano circa 3.000 dipendenti. Ma questi numeri sono solo la “punta dell’iceberg”. Un’errata applicazione della direttiva UE, infatti, rischia di mettere in crisi anche altri settori economici in cui l’Italia è leader in Europa: dalle acque minerali alla distribuzione automatica. Il primo comparto ha un giro d’affari di 3 miliardi di euro, comprende 246 marche italiane e 126 imbottigliatori che esportano in oltre 100 Paesi del mondo. La Distribuzione Automatica di cibi e bevande, dove l’acqua è il secondo prodotto più venduto, ha un giro d’affari di 3 miliardi di euro con 3.000 aziende di gestione dei distributori che occupano 33.000 dipendenti.

“La distribuzione automatica – ha spiegato Massimo Trapletti, Presidente di CONFIDA – opera al 97% all’interno di edifici chiusi (aziende, ospedali, scuole e università) dove è attiva la raccolta differenziata della plastica quindi la possibilità che la plastica utilizzata nel nostro settore venga dispersa nell’ambiente è inesistente. Inoltre il vending è il primo settore che sperimenta un progetto, chiamato RiVending, di riciclo della plastica di bicchieri e palette del caffè che viene reintrodotta in produzione per produrre nuovi prodotti”.

Infine Fare Ambiente punta il dito anche sulle possibili conseguenze sulla sicurezza alimentare: “Si pensi soprattutto ad esempio a piatti e bicchieri di plastica usati negli ospedali. Vietarne l’uso porterà rischi per la salute dei consumatori”. E la tesi è confermata anche dallo studio del prof. David Mc Dowell dell’Università dell’Ulster che ha “provato il collegamento il bando dei prodotti monouso in plastica e l’aumento della diffusione di batteri come escherichia coli, campylobacter, listeria, norovirus e altri virus che causano gastroenteriti acute”.

Qual è dunque la soluzione? Dal convegno emerge la proposta di potenziare la raccolta differenziata e il riciclo della plastica, in cui l’Italia è già molto virtuosa, nell’ottica di un’economia circolare: ossia reintroducendo la plastica riciclata nella produzione di nuovi oggetti. Si segnala anche la necessità di campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla raccolta differenziata per salvaguardare l’ambiente dall’abbandono dei rifiuti.